Guardate questa signora a fianco, si chiama Carla Saetti e se non fosse stato per lei a Sassuolo avremmo perso la tradizione dei Tiramolla.
A raccontarlo è sua nuora Annalita Ferrari, che con Mirca Bellei (nipote di Carla) gestisce una delle due bancarelle che nel giovedi Santo vendono i Tiramolla della tradizione Sassolese in quella che è ormai diventata La fiera dei Tiramolla.
Per chi non li conoscesse, i Tiramolla sono tocchetti a base di zucchero e miele poi lasciati indurire. Sono ormai diventati tipici di Sassuolo. Dal 1995 Annalita e Mirca contribuiscono a tramandare una tradizione secolare, che si dice venga dai Turchi e che sia stata portata a Sassuolo passando dalla Sicilia. L’unica cosa certa è che la ricetta è segreta e i Tiramolla si trovano in vendita solo il giovedì Santo. Sono questi i due punti cardine.
‘Ho giurato a mia suocera che non avrei mai rivelato a nessuno la ricetta’ dice Annalita e questo è l’unico strappo alla regola. La ricetta, infatti, andrebbe tramandata da madre a figlia Rochegianti, ma la signora Carla, che aveva un figlio maschio, decise di passare la ricetta a sua nuora Annalita. Nemmeno la lusinga di una cospicua offerta in denaro convinse la signora Carla a cedere l’elenco degli ingredienti, dei quali sono noti solo lo zucchero ed il miele.
‘Fare i tiramolla è davvero faticoso e dopo una giornata di lavoro non tutte le donne hanno voglia di mettersi a tirare e mollare (il movimento tipico per fare raffreddare ed indurire l’impasto, appeso ad un gancio). Non appena mia suocera è andata in pensione, negli anni ’80, ha ricominciato. Se non fosse stato per lei, la tradizione di Pasqua avrebbe un altro sapore’ dice Annalita.
Forse anche in virtù del loro ruolo nella tradizione Sassolese, oggi i Rochegianti sono considerati i Sassolesi DOP. Non è però sempre stato così.
Fino al 1860 il quartiere era abitato dalle famiglie a servizio del Duca, in seguito divenne un ghetto di ebrei ed indigenti. In piazzale Avanzini, per esempio, dove ora c’è un parcheggio, un muro ed un portone isolavano gli Ebrei dal resto della cittadinanza.
E’ agli inizi del secolo scorso che le Rochegianti si inventano il commercio dei Tiramolla per contribuire al bilancio familiare, o come si diceva un tempo ‘per cumprer al scherpi a chi ragaso’.
Per il giovedì Santo i Sassolesi si recavano nella chiesa di San Francesco passando per via Rocca, che divenne quindi un pullulare di donne che vendevano i loro tocchetti al canto di ‘tira e mola, mola e tira un sacat per una lira’ (trad. tira molla, molla e tira, un sacchetto per una lira). Di questo mercato oggi, però, restano solo due bancarelle.
Negli anni ’40 e ’50 il quartiere era il più vecchio ma anche il più povero di Sassuolo e ‘Rochegiante’ era diventato un termine dispregiativo. Però era forte il senso di comunità e le famiglie si aiutavano l’un l’altra, a partire dall’accudire i bambini fino alla costruzione delle case.
Annalita ricorda un episodio riportatole da sua suocera: ‘Le suore a scuola trattavano le bimbe di Rocca in modo diverso: a quelle della Sassuolo ‘bene’ davano l’olio di merluzzo (un ricostituente dell’epoca) ad ognuna con un cucchiaio diverso. Per le bambine di Rocca usavano sempre lo stesso’.
La tradizione della Pasqua di Sassuolo, però, non è solo legata ai Tiramolla. Nel giovedi Santo, fuori da San Francesco, la chiesa accanto al Palazzo Ducale, ci sono sempre lunghe code per baciare il Sacro Tronco, mostrato al pubblico proprio in questa occasione (qui altre informazioni sul Sacro Tronco). Anche la processione serale è sempre molto sentita da tutti i cittadini, così come il giro delle sette chiese nel pomeriggio.
‘Quando passava il Sacro Tronco mia suocera osservava il colore del Cristo e a seconda dell’intensità sapeva dire se sarebbe stato un anno buono o meno’ ricorda Annalita. Questa curiosità, in realtà è legata ad un’altra tradizione di Rocca, che forse non è nota nemmeno a molti Sassolesi: la Scuerta.
In cosa consiste?
Quando qualcuno sta male, i Rochegianti si riuniscono e pregano per il malato, portando pochi centesimi in offerta al Sacro Tronco che viene svelato per l’occasione (gli viene tolto il velo che solitamente lo copre – viene ‘scoperto’, appunto). In base al colore del Cristo, si conoscono le sorti del malato. Dopo questa bella testimonianza di Annalita risulta ancora più evidente che la Pasqua a Sassuolo è molto sentita, forse anche più del Natale.
La Fiera dei Tiramolla del giovedì Santo è attesa da tutti i Sassolesi, grandi e piccoli, anche per tutte le bancarelle che occupano la piazza cittadina. Vale la pena venire a vedere e assaggiare!
Un grazie speciale ad Annalita e a suo marito per aver condiviso un momento della storia di Sassuolo, ma soprattutto della loro famiglia. Grazie anche per le foto e per il materiale.
La venerazione del Sacro Tronco e la processione del giovedì Santo
Il giovedì Santo si svolge la tradizionale processione del Sacro Tronco, che parte dalla Chiesa di San Francesco in Rocca.
Il crocefisso, che verrà esposto ai cittadini già dalle ore 15, fu ritrovato da Marco Pio in Turchia e giunse a Sassuolo nel 1500, quando i Pio divennero i signori della città. La processione segue il tradizionale percorso che parte da piazzale della Rosa per proseguire in via Rocca, piazza Martiri Partigiani, viale San Giorgio, via Crispi, via Menotti, piazzale Teggia, via Farosi, via Mazzini, via XX Settembre, via Pretorio, via Clelia, piazza Martiri Partigiani, piazzale Roverella, via Racchetta e ritorno in piazzale della Rosa. Nel 1588, Marco III Pio, fondò la Confraternita del Ss. Crocefisso a cui affidò il compito di custodire la reliquia e perpetuare il culto nei secoli. La Confraternita, infatti, ancora oggi cura la solenne celebrazione che si tiene ogni Giovedì Santo.