La chiesa di San Giorgio come si presenta ora, è un rarissimo monumento di Barocchetto puro, costruito nel 1760 su disegno dell’architetto veneziano Pietro Bezzi, al posto della vecchia chiesa allora demolita e che risaliva al nucleo primitivo della fine del 1200.
Della vecchia chiesa, già tante volte restaurata, manipolata e poi abbattuta, si conservano il famoso quadro del Boulanger, il coro classicheggiante del Paltrinieri (architetto sassolese) eseguito nel 1691, la statua della madonna del Carmine del 1660, altre preziose tele quali la Madonna del Rosario, San Paolo eremita, Sant’Antonio da Padova, San Camillo e l’urna contenente il corpo di San Ruffino martire, sotto l’altar maggiore, del 1648.
STORIA E ORIGINI
Fin dal Medioevo la chiesa di San Giorgio era una piccola rettoria dipendente dalla pieve di Castellarano.
Obizzo Della Rosa, signore di Sassuolo, dispose nel suo testamento redatto nel 1331, che venissero apportati miglioramenti all’edificio sacro. Nel 1375, essendo da poco iniziata la prima signoria estense su Sassuolo, per volere di Niccolò II e di Alberto V d’Este, la chiesa divenne parrocchiale. Riconoscenti verso di loro, gli Anziani la dedicarono al Martire San Giorgio protettore di Ferrara Capitale e della dinastia.
Nel 1428 la chiesa parrocchiale ebbe la propria fonte battesimale.
La maggior parte dei Rettori di San Giorgio nominati nel XV secolo proveniva da altre città ed alcuni direttamente da Ferrara. Sul finire del secolo, però, iniziò la serie di rettori sassolesi e nella chiesa di S.Giorgio si susseguirono gli esponenti delle famiglie più autorevoli. I Sassolesi si dimostrarono sempre meno disposti a tollerare la dipendenza della loro chiesa dalla pieve di Castellarano.
Questa soggezione pesava particolarmente a Marco Pio, il quale non esitò, nel 1593, a rivolgersi al cardinale Pietro Aldobrandini, nipote di papa Clemente VIII, perché appoggiasse le sue richieste. La comunità, da parte sua, non solo voleva raggiungere lo scopo che si era prefisso il Pio, ma desiderava anche l’elezione della chiesa in collegiata. Occorreva, per questo, assegnare a San Giorgio i benefici di tutti gli oratori e delle altre chiese comprese quelle di S.Polo e di S.Giovanni di Braida.
Il 7 luglio 1594 vennero accolte tutte le richieste di Marco Pio e della moglie Clelia Farnese: fu nominato rettore Domenico Pelliccioni e venne decretata la divisione di S.Giorgio dalla primitiva pieve. Al parroco di Sassuolo fu conferito il titolo di prevosto, gli vennero assegnati come coadiutori due curati beneficiati, due cantori, un sagrista, un diacono, un suddiacono, che andarono a formare il “Collegio dei Preti”.
Ottenuto quanto desiderava, “Marco Pio procurò che la Chiesa Parrocchiale allora di forma poco onorevole e poco decente fosse rifabbricata e ridotta a bellissimo tempio con tre navate e tredici altari”. Perché San Giorgio divenisse una collegiata indipendente occorreva, però, che i decreti del Rangoni fossero confermati e convalidati dall’approvazione della S.Sede: approvazione che si fece attendere a lungo.
La bolla di Urbano VIII, che sancì la separazione di S.Giorgio dalla pieve di Castellarano è del 23 dicembre 1624.
Soltanto il 13 agosto 1629 giunse alla Curia Vescovile di Reggio la concessione del privilegio della collegiata ed il 14 ottobre quest’ultima poté, finalmente, cominciare a svolgere le sue funzioni. Il Papa Innocenzo X, con la bolla Decet Romanum Pontificem del 30 maggio 1648, concesse al prevosto il privilegio di indossare, durante i sacri riti, “la Cappa magna e il Rocchetto” e ai canonici “l’Almazia e Zibellino”.